Come funziona davvero un ATS: dal CV all’esperienza di candidatura (e oltre)

Nel mondo del recruiting moderno, l’ATS (Applicant Tracking System) è diventato uno strumento imprescindibile. Eppure, per molti candidati – e spesso anche per alcuni professionisti HR – rimane una sorta di “scatola nera” in cui il CV sembra scomparire non appena viene inviato.

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Julia Sánchez

Mi chiamo Julia e sono Responsabile Marketing di Teamtailor per la Spagna e l'America Latina. Sono felicissima di poter condividere contenuti e ampliare le mie conoscenze in materia di HR. Adoro la psicologia e la filosofia, soprattutto se applicate a temi di HR!

Nel secondo capitolo della nostra serie dedicata al funzionamento reale di un ATS, abbiamo approfondito ciò che accade veramente quando un candidato invia la propria candidatura, insieme a Silvia Gironda, consulente HR, e Alessandro del team commerciale di Teamtailor. (Puoi leggere il primo articolo qui)

In questo articolo ripercorriamo i punti chiave del webinar, chiarendo dubbi comuni e offrendo spunti utili sia per i recruiter sia per i candidati.

Il CV non finisce in un buco nero: cosa succede davvero quando arriva nell’ATS

Uno dei miti più diffusi è che l’ATS modifichi, filtri o addirittura scarti automaticamente il CV prima che un recruiter possa vederlo.
La realtà è molto più semplice: il sistema non altera in alcun modo il file caricato dal candidato, che sia PDF, Word o anche JPEG. Il curriculum rimane identico all’interno della scheda profilo, dove vengono solo raggruppate le informazioni fornite nella candidatura.

L’ATS non fa “magia nera”: organizza, non altera.
Il lavoro qualitativo resta sempre in mano ai recruiter.

Questo significa che errori grafici, colori o elementi estetici non influenzano la candidatura: ciò che conta è il contenuto.

Le competenze prima di tutto: perché la candidatura efficace parte dal candidato

Il webinar ha sottolineato un concetto fondamentale: prima ancora che l’ATS entri in gioco, è il candidato a dover valutare se la posizione è realmente in linea con le proprie competenze.

Candidarsi a ruoli distanti dal proprio profilo non è responsabilità dell’ATS né del recruiter: è semplicemente un mismatch iniziale. È per questo che inserire domande di preselezione mirate nella candidatura può fare la differenza, evitando frustrazioni e migliorando la qualità del processo per entrambe le parti.

Percorsi non lineari: come valorizzarli davvero

Oggi più che mai, le carriere non lineari sono comuni. Tuttavia, molti candidati faticano a raccontare il proprio percorso in modo coerente. Secondo Silvia, la chiave è creare un fil rouge che colleghi le esperienze passate alle competenze attuali.

Alcuni consigli emersi nel webinar:

  • evidenziare non solo le esperienze, ma le competenze realmente trasferibili;
  • evitare CV “caotici” pieni di informazioni non rilevanti;
  • costruire versioni del CV adattate, purché veritiere;
  • non dare per scontato il significato delle parole (“so tutto di Excel” è un esempio da non seguire).

L’importante è comunicare chiaramente ciò che si sa fare oggi e come può essere utile per quel ruolo.

Un processo che può sembrare freddo: come renderlo umano

Uno dei timori più diffusi tra i candidati è percepire il processo come impersonale o “automatizzato”.
Questo può accadere soprattutto quando le comunicazioni sono generiche, istituzionali o incoerenti (ad esempio: ricevere in due secondi un messaggio che afferma “abbiamo analizzato approfonditamente il tuo CV”).

La responsabilità, però, non è dell’ATS: il testo delle comunicazioni è sempre deciso dai recruiter.
Per rendere l’esperienza più umana, è sufficiente:

  • usare un linguaggio chiaro e non burocratico,
  • evitare frasi standardizzate che generano sfiducia,
  • comunicare in modo trasparente sulle fasi del processo.

E se si vuole aggiungere un elemento più empatico? La possibilità di registrare un breve video di presentazione, offerta da Teamtailor, è uno strumento semplice ma ad alto impatto umano.

Privacy e GDPR: cosa succede ai dati del candidato

Un altro timore comune riguarda il trattamento dei dati.
Teamtailor, come spiegato nel webinar, gestisce i consensi in modo digitale e sicuro: senza l’autorizzazione il candidato non può completare la candidatura, e la piattaforma consente anche di gestire scadenze e rinnovi del consenso.

Se un recruiter aggiunge manualmente un candidato in piattaforma, viene sempre inviata una comunicazione trasparente, come richiesto dalla normativa.

L’intelligenza artificiale: supporto nella quantità, non sostituzione della qualità

Tra le funzionalità più recenti dell’ATS di Teamtailor c’è l’assistenza tramite intelligenza artificiale.
L’AI può:

  • estrarre punti di forza dal CV,
  • riassumere profili,
  • supportare analisi preliminari.

Ma – come ribadito più volte – non seleziona al posto del recruiter.
Lavora sulla quantità, non sulla qualità: la decisione finale resta sempre umana.

Conclusioni: rimanere umani in un processo digitale

Il messaggio finale del webinar è chiaro: un ATS è uno strumento che ottimizza, velocizza e migliora la gestione delle candidature, ma non è pensato per sostituire il lato umano del recruiting.

Tutti siamo stati e saremo candidati.
È questa consapevolezza che deve guidare recruiter e HR nel costruire processi più trasparenti, accoglienti e coerenti.

📹Puoi guardare la registrazione completa qui